Al termine di un’odissea durata oltre un anno, Francesco Maria Chelli è stato nominato nuovo Presidente dell’Istat con decreto del Presidente della Repubblica del 30 maggio 2024.
Eredita una gestione Blangiardo disastrosa in termini di scelte organizzative, politiche di reclutamento, visione della missione istituzionale.
Nel corso della sua reggenza l’Istituto ha gradualmente perso personale, credibilità, aderenza al proprio mandato.
Le ragioni di un tale declino non risiedono ovviamente solo nella personalità di un uomo arrogante e arroccato nelle sue segrete che ha ripetutamente scelto di non confrontarsi con il personale. (Ricordiamo che è stato capace di trasformare un banale episodio di relazioni sindacali come l’occupazione della sua stanza in un esposto alla Procura).
Lo diciamo senza mezzi termini: se Chelli intende restituire dignità al lavoro di chi si spende ogni giorno per difendere l’informazione statistica pubblica deve liberarsi della classe dirigente che ha governato l’Istituto negli ultimi anni.
Per allontanare ogni tentazione retorica, citiamo un episodio su tutti che ci sembra particolarmente indicativo dell’incuria e della scarsa capacità di pianificazione di coloro che ricoprono oggi posizioni di comando: l’avvicendamento tra società esterne che gestiscono il servizio di rilevazione dati.
La vicenda del cambio di appalto tra IPSOS a CSA, a cui è affidata la conduzione di rilevanti indagini- tra cui Forze lavoro e Spese- è emblematica in tal senso. Dimostra come l’Istat abbia smarrito il proprio mandato istituzionale, compromettendo sia la qualità dei dati raccolti, scegliendo di affidarla a società con pochissima esperienza alle spalle, sia i diritti di lavoratori e lavoratrici che vantano una professionalità preziosa che Istat rischia di disperdere ignorando i suoi doveri di responsabilità sociale.
Un committente che non si adopera neppure per la difesa dei propri interessi e continua a tollerare le numerose mancanze di CSA.
Il passaggio di consegne sta evidenziando gravissime criticità e forti ritardi da parte della ditta subentrante: alcune indagini sono partite in ritardo, altre sono state sospese, è stato avviato alla formazione un numero di intervistatori inferiore a quello richiesto, gli strumenti rilasciati dalla società non rispondono alle esigenze di controllo e monitoraggio tipiche di un servizio affidato a terzi.
Qualcuno obietterà che quello di CSA è uno sfortunato caso isolato.
Replichiamo che l’alternanza tra Acapo e RTI ENNOVA S.p.A. a cui sarà affidato il servizio di assistenza telefonica dedicato alle unità di rilevazione, sta registrando esiti analoghi, con l’infelice epilogo della recente sospensione del servizio di Contact Center che la società uscente non può più gestire per sopraggiunti limiti contrattuali e la società aggiudicatrice non è ancora in grado di acquisire. Risultato?
Il Numero Verde, riportato su tutte le lettere informative con cui facciamo appello al senso civico dei rispondenti affinché offrano la loro collaborazione, in questi giorni non è attivo.
A nostro avviso è grave che queste cose accadano, è grave che passino sotto silenzio, è grave che non producano conseguenze. Il declino non avviene per caso: ha mandanti facilmente individuabili e responsabili chiari.
Riteniamo urgente che il Presidente Chelli rinnovi la classe dirigente di questo istituto individuando persone assennate e capaci di visione di lungo periodo, che si esprima con urgenza sullo stato della rilevazione dei dati e che si impegni a considerare fattivamente la re-internalizzazione dell’intera filiera.
Solo seguendo questa strada sarà possibile, per ciascuno di noi, restituire senso al proprio lavoro.
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