L'immunità di gregge è quel meccanismo che si verifica all'interno di una comunità quando il numero di soggetti immuni ad un determinato patogeno (che quindi o hanno già contratto la malattia infettiva e ne sono guariti o sono stati vaccinati e hanno sviluppato gli anticorpi) è tale da rendere meno probabile la trasmissione del virus ai soggetti ancora esposti, perché non ci sono abbastanza portatori capaci di diffonderlo.
Di immunità di gregge si è iniziato a parlare a marzo, quando alcuni Paesi hanno ventilato l’ipotesi di raggiungere l’immunità naturale al Covid 19 lasciando circolare il virus senza contenimento e facendo dilagare il contagio. E' stato presto chiaro che sarebbe stato un disastro, che molte persone sarebbero morte e che non vi era nessuna garanzia a supporto di questa tesi, dal momento che non è possibile sapere se l’immunità al Sars Cov 2 , comunque ottenuta, sarà permanente e, anche se lo fosse, non è chiaro se il patogeno sia in grado di mutare, come fa l’influenza stagionale.
A quanto pare la teoria dell'immunità naturale ha i suoi sostenitori anche all'Istat, dove si rinuncia al contenimento garantito dal lavoro da remoto e si subisce la fascinazione di una soluzione che promette, a proposito di gregge, di salvare capre e cavoli: aderire alla retorica governativa della piena operosità, affidando tale onore ad una parte tutto sommato trascurabile di personale.
La logica è la seguente: scommettiamo su pochi. Se ci va bene, ci prendiamo anche gli altri.
Quindi, con un anticipo di 15 giorni rispetto alle indicazioni di sua maestà Funzione Pubblica, l'Istat decide di richiamare in sede una quota di personale non abbastanza vulnerabile da continuare a meritare la tutela del lavoro agile.
I c.d. bollini verdi, individuati dal medico competente sulla base di criteri che possiamo solo ipotizzare perché mai condivisi con il personale, sono sacrificabili all'esigenza di far ripartire il Paese.
Si zittiscono le evidenze sanitarie, che descrivono l’Italia come un paese in una fase epidemiologica di transizione con tendenza ad un progressivo peggioramento.
Si rimuove il problema di come raggiungere in sicurezza la sede di lavoro, in una città in cui lo stato del servizio di trasporto pubblico locale dovrebbe suggerire condotte improntate alla massima prudenza.
Si sceglie di ignorare il benessere psico-fisico di chi, da un giorno all'altro, è chiamato a riorganizzare i tempi e gli spazi della sua vita lavorativa e familiare, senza che sia tenuta nella minima considerazione la sua disponibilità o meno al rientro.
Si decide che una quota di personale è tenuta ad assumersi un rischio maggiore degli altri senza che questo offra, neppure, garanzie di una maggiore efficienza o di una migliore organizzazione dei processi lavorativi, persistendo le limitazioni alle relazioni dirette anche in presenza.
Ci si chiede, in definitiva, una sospensione del giudizio critico in nome di una fedeltà all'organizzazione.
"Se ne fai parte, fai la tua parte", come recitava il claim istituzionale che ha lanciato il censimento.
La nostra parte, ancora una volta, è quella di provare ad invertire la rotta di decisioni che riteniamo insensate, ingiuste e discriminatorie.
Invitiamo chiunque preferisca non assumere su di sé il ruolo di apripista designato, ad opporsi a questa proposta scellerata e imputiamo all'amministrazione, fin da ora e per intero, le responsabilità di questo azzardo.
In completo accordo con l'Odg dell'assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici di ieri,
- Chiediamo la formulazione di un piano di rientro degno di tale nome orientato al principio della massima sicurezza e che abbia le caratteristiche di pubblicità, volontarietà e condivisione
- Chiediamo la promozione di test sierologici su base volontaria per il personale che è chiamato a lavorare in presenza
- Chiediamo una potenziata organizzazione dei processi e un maggior supporto offerto ai dipendenti che continueranno a lavorare in lavoro agile per calamità e il ripristino degli strumenti di lavoro agile ordinario e straordinario
Vi invitiamo, inoltre, se costretti a rientrare, a manifestare la vostra contrarietà al direttore di appartenenza, al capo servizio, al direttore generale e a chiunque eserciti pressioni indebite.
Ricordiamo che è possibile contattare il medico competente per avere informazioni sulla valutazione ricevuta o ricevere istruzioni più puntuali scrivendo a medico-competente@istat.it, o chiedere una visita aggiuntiva scrivendo a sorv_sanitaria@istat.it
Eventuali segnalazioni o anomalie possono essere inviate agli indirizzi rls.roma@servizio.istat.it e rsuroma@servizio.istat.it
Usa l'hashtag #Iononrischio. Unisciti ai colleghi che scelgono di non subire.
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