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Carbonaria

Non ha le rotelle sotto i piedi come Belfagor, nè tantomeno il frac di Delbert Grady in "Shining", semmai un po’ le sembianze di Nosferatu (con i baffi). Ma è pur sempre un fantasma quello che in questi giorni è stato ripetutamente avvistato tra il colle del Viminale e la Suburra, tra la Stazione Termini e Via Nazionale, ipotetico ectoplasma che assume forme e dimensioni del Presidente in (es)pectore dell'ISTAT, Giancarlo Blangiardo. Divulgatori scientifici del calibro di Roberto Giacobbo, per intenderci, dedicherebbero puntate e puntate su un caso come questo, al costo di infilarsi in ogni intercapedine dell'Urbe alla ricerca di indizi di comprovata sostenibilità scientifica; ho fatto il suo nome perché l'ho contattato personalmente, ma la sua Segreteria m'ha risposto che è rimasto bloccato in una botola a Orvieto.

Non rimane altro che stare alla testimonianze dei colleghi. Molti dicono di averlo visto spostarsi velocemente, sempre con un trolley al seguito, pieno chissà di quali polverosi documenti. Volto arcigno ed accigliato, preoccupato, non sembra essere più quel figlio spavaldo dell'ampolla padana che con piglio iconoclasta pontificava in ogni sede istituzionale contro l'esistenza stessa di fenomeni sociali come l'immigrazione, o a favore delle correnti antiabortiste indossando il sacro saio di savonaroliana memoria. C'è ma non si vede, è fantasma verso gli altri ma anche verso sé stesso, eminenza (solo per ora) grigia, smaniosa di conquistare ufficialmente quella tanto agognata poltrona al secondo piano di Via Balbo, prebenda ricevuta dopo il fulmineo ingurgitamento della brodaglia sciovinista in salsa salviniana di cui s'è fatto Alberto Da Giussano nel mondo della demografia e della statistica.

In ogni storia di fantasmi che si rispetti, oltre ai testimoni oculari, ci sono anche quelle persone speciali dotate di poteri paranormali capaci di entrare a contatto con queste entità impalpabili: i medium. Noi ne abbiamo diversi e anche di spessore: egregi Direttori e Direttrici sembrerebbero esser stati scorti nel pieno dei loro esercizi esoterici tesi a stabilire segrete interlocuzioni col fantasma del Moralizzatore della Statistica Patriottica, quasi prevalentemente all'interno di unti ristoranti del Centro, pare tramite l'intermediazione di un oggetto ben specifico: un piatto di carbonara. Incontri carbonari, in tutti sensi. L'elettromagnetismo di carattere termodinamico secreto dalla commistione del guanciale (si badi bene, guanciale e non pancetta, altrimenti sembrerebbe che appaia Brunetta) col pecorino e le uova innesca il materializzarsi del fantasma del Blangiardo, evidentemente affamato della romana pietanza, un po’ come Babbo Natale dei biscotti lasciati sotto l'albero e la Befana del latte caldo sul tavolo. Cosa si saranno detti? E soprattutto, perché invocarlo prima ancora della suo arrivo in carne ed ossa (e a forza de carbonare, forse più carne che ossa) al portone di Balbo 14? Probabilmente il futuro Presidente aveva un messaggio per loro? Non lo sapremo mai, o forse non ora.

Finale (in)degno di un qualsivoglia documentario sugli spiriti che infestano i fantomatici castelli di campagna: possiamo ancora evitare che da fantasma questo personaggio possa diventare realtà? Purtroppo, no. Ma non fidiamoci delle sue carbonare, non sono sincere, ed ogni carbonara non sincera diventa frittata. Purtroppo.


Pepito Sbazzeguti




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