Sta succedendo qualcosa all’esterno. Stanno licenziando quelli e quelle che si occupano dei nostri pasti e dei nostri caffè. Che ci salutano la mattina e ci dicono “ci vediamo domani”. È cambiata la ditta erogatrice. Via la Ladisa (che licenzia) dentro la Siarc srl che non ha intenzione di assumere nessuno fino a settembre. Peccato che a settembre non avrà più l’obbligo di legge di assumere nessuno mentre oggi sì.
Molte volte durante questi mesi la rappresentazione delle nostre viste è stata quella di uno sguardo chiuso o intrappolato nelle nostre abitazioni. Dall’interno delle nostre case facciamo i nostri incontri lavorativi. Dall’interno dei nostri studi abbiamo avuto accesso a dati, ed abbiamo vissuto la tragedia di migliaia di morti essendone –fortunatamente- toccati molto marginalmente. È questa prospettiva di visione che è stata attaccata e raccontata come quella egoista, parassitaria addirittura, di una larva chiusa dentro un bozzolo che attende comodamente il tempo naturale. La prospettiva di chi può guardare le cose dall’interno sapendo che il suo mondo finisce con le mura di casa sua.
Noi sappiamo che non è così, anche se alle volte si sono sviluppati dei dibattiti surreali sui nostri diritti e sulle nostre condizioni di lavoro, quando questo lavoro avviene in luogo separato dall’ufficio. Il nostro lavoro è esattamente misurare l’esterno e non potremmo sentircene staccati.
Un esterno però esiste, nel mondo del lavoro e anche nel nostro lavoro. L’esterno di chi fornisce servizi all’Istat mediante un appalto, una concessione o un contratto esterno. Tutti i servizi, dai più ai meno qualificati. Ci siamo sempre messi nella scomoda posizione (vedi vicenda del parcheggio di Tuscolana) di rivendicare la parità di trattamento di lavorator* esterni e dipendenti. Per questo oggi lottiamo accanto alle lavoratrici della mensa.
Cosa è successo? Quello che succede in decine di altri casi.
I rapporti di fornitura esterni vengono regolati da appalti in cui il servizio viene periodicamente messo a gara, ma sarebbe più corretto dire all’asta. Detto tra Noi, un servizio di cui si ha necessità permanente è veramente esterno? In teoria le aziende girano rispettando i CCNL e attuando le migliori soluzioni organizzative e i lavoratori restano su quel servizio cambiando datore di lavoro. Nella realtà le ditte girano provando a impiegare il lavoro al più basso prezzo possibile eludendo ogni norma contrattuale e fiscale. È per questo che una volta il datore di lavoro si chiamava Padrone.
I dati ci dicono che fino all’anno scorso più del 10% delle famiglie pur avendo un capofamiglia occupato non riusciva a uscire dalla soglia di povertà relativa. Quanti di Noi conoscono i meccanismi concreti attraverso cui si arriva a lavorare senza che il lavoro basti a soddisfare i bisogni primari?
Ecco questo è un esempio concreto. Si cambia appalto, il nuovo datore deve tagliare i costi ed quel costo sei tu. Nei servizi di vigilanza esistono Contratti nazionali che fissano a 5€ la retribuzione oraria. Di questo chi commissiona il servizio nel settore Pubblico non ha formalmente nessuna responsabilità. In realtà giova così tanto del risparmio che è difficile pensare che non sia quantomeno connivente. Come RSU abbiamo vigilato affinché i bandi di gara garantissero esattamente tutto il personale presente e anche di più, che contenessero i riferimenti alle norme nazionali a salvaguardia dell’occupazione, ma nonostante tutto sta accadendo ancora: la crisi generata dalla pandemia sta ricadendo sulle spalle degli operai!
Non è accettabile e per questo, insieme ad una ampia delegazione RSU, siamo scesi/e in piazza stamattina per dire che siamo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori delle mense che da oggi sono senza lavoro.
Grazie al sit-in, nel pomeriggio del 30 giugno, una delegazione di lavoratrici è stata ricevuta dai dirigenti competenti, che pare le abbiano rassicurate dicendo che la Siarc è una ditta seria intenzionata ad assumere e che “andrà tutto bene”. Rassicurazioni note e purtroppo spesso smentite dai fatti.
Il 2 luglio è convocato un tavolo tra la Siarc ed i sindacati confederali, che sono però meno rappresentativi su questo posto di lavoro. Ci aspettiamo che non vengano presi accordi al ribasso.
una nota: quando si aprono gli articoli non compare la data di pubblicazione (perlomeno io non l'ho trovata) mentre per molti di questi sarebbe utile la data per dare una collocazione temporale a quanto scritto. un saluto Barbara