Nella giornata di mercoledi, il Direttore Generale ha firmato un comunicato in cui viene estesa a tutto il personale Istat la facoltà di svolgere l'attività lavorativa dal proprio domicilio, come già previsto per i colleghi delle regioni del Nord. La ratio del provvedimento è esplicitamente riconosciuta come quella di "ridurre i rischi di esposizione al contagio", coerentemente con il DPCM firmato nella serata di martedi dal Presidente del Consiglio. Lo stesso DPCM prevede però che "la modalità di lavoro agile possa essere applicata dai datori di lavoro a ogni rapporto di lavoro anche in assenza di accordi individuali".
Nel comunicato si stabilisce inoltre che " al fine di garantire la continuità dei processi di produzione statistica e il funzionamento generale dell’Istituto, i Direttori di riferimento d’intesa con i rispettivi dirigenti, potranno contingentare lo svolgimento dell’attività lavorativa dal domicilio". Da mercoledi si stanno moltiplicando le notizie di dirigenti e direttori che comunicano limitazioni alla facoltà di usufruire del lavoro agile , sulla base delle più personali valutazioni di quanto sia necessario al "funzionamento generale dell'Istituto".
Riteniamo che sia un errore assegnare al singolo lavoratore la facoltà di aderire o meno al lavoro agile , sulla base della sua personale valutazione del rischio: se la finalità è quella del contenimento della diffusione del COVID-19, allora tutti i lavoratori la cui presenza fisica non sia necessaria a garantire le attività dell'Istat ritenute essenziali in questo momento al paese devono essere assegnati alla modalità di lavoro agile .
E' altresì inconcepibile assegnare ai 19 Direttori in organico la facoltà di decidere quale parte delle attività loro assegnate sia essenziale al Paese.
Questa decisione deve essere presa dal Presidente : piuttosto che autocelebrare la "prontezza organizzativa" dell'Istat e invitare i lavoratori "a un clima di confronto e di collaborazione" (leggasi di obbedienza) rispetto alle scelte di dirigenti e direttori, c'è bisogno di definire in modo trasparente e univoco cosa oggi è necessario che l'Istat garantisca al Paese.
La presenza in Istituto di ogni lavoratore aggiunge a tutta la comunità un delta di rischio (ad oggi non quantificato nè quantificabile) che deve essere valutato e giustificato in base al valore sociale di quella presenza e del servizio che garantisce.
Di questo, mentre negli ospedali medici, tecnici e infermieri stanno lavorando e rischiando per curare e salvare vite, chi dirige questo Istituto deve assumersi la responsabilità oggi e dovrà rispondere domani.
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