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Abbiamo costituito una nuova associazione sindacale perché pensiamo sia necessario un radicale ripensamento del sindacato, del suo ruolo e delle sue pratiche attuali.

 

Questo cambiamento deve darsi anzitutto recuperando il significato originario del termine sindacato, ossia l’associazione di lavoratori e lavoratrici come strumento nelle mani degli stessi e non come organizzazione separata, caratterizzata da interessi specifici e spesso non coincidenti con quelli dei lavoratori su cui si fanno calare scelte e necessità proprie.

 

Per questi motivi nel nostro Statuto abbiamo deciso di mettere al centro l’assemblea degli iscritti come il principale organo decisionale in luogo di esecutivi, direttivi e segreterie, espressione di un ceto sindacale che, alla pari di quello politico, ha responsabilità importanti sulla progressiva erosione dei diritti degli ultimi anni.

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Crediamo che vada ripensata l’idea stessa di attività sindacale, oggi totalmente schiacciata sul tema della rappresentatività e quindi della partecipazione ai tavoli di trattativa, raffigurati dagli stessi sindacati come centro e ragion d’essere delle proprie organizzazioni, al solo fine di limitare l’emorragia di consensi verso altre sigle e riaffermare se stessi come unici soggetti capaci di rappresentare i lavoratori. Tanto la storia del sindacato quanto la vertenza dei precari dell’Istat mostrano che le vittorie dei lavoratori nascono e si sviluppano fuori dai tavoli di trattativa, i quali possono rappresentare al massimo il momento in cui si ufficializza una vittoria e non dove la si costruisce. Anzi, come risulta evidente dalla quotidianità, i tavoli diventano soltanto uno strumento in mano all’amministrazione per riaffermare la propria autorità e garantire più facilmente insieme alle organizzazioni compiacenti la governance d’istituto a danno dei lavoratori e delle lavoratrici.

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Vogliamo anzitutto dedicarci all’attività sindacale più importante, quella fatta di partecipazione e mobilitazione, di inclusione e coinvolgimento dei colleghi, quella che permette di conseguire vittorie, perché a noi queste interessano e non la nostra autocelebrazione.

I tavoli, al momento, li lasciamo volentieri a chi come attività sindacale non ha altro da proporre, assieme ad accordi al ribasso fatti passare per obiettivi raggiunti, consapevoli che di qualsiasi vittoria l’unico ed esclusivo merito andrà sempre e comunque ai lavoratori e alla loro capacità di affermare il proprio punto di vista.

Se altri dicono “votateci perché sediamo ai tavoli che contano”, noi diciamo “votateci per sedere voi stessi ai tavoli che insieme imporremo all’amministrazione”.

 

Vogliamo restituire senso anche al principale strumento d’adesione ad un progetto sindacale: la tessera e la conseguente trattenuta sul salario. Questo contributo, nella grande maggioranza dei casi, viene integralmente risucchiato dalle necessità riproduttive delle burocrazie elefantiache dei sindacati tradizionali.

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A nostro avviso, invece, la tessera è lo strumento che serve a dotare l’associazione dei lavoratori dei mezzi economici necessari non solo a garantire la vita associativa, ma anche e soprattutto a promuovere e finanziare la solidarietà tra lavoratori e il mutuo soccorso, sia nella sua forma propositiva (progetti “per”, come borse di studio, contributi sanitari, etc.) che nella sua forma resistenziale (progetti “contro”, come le casse di resistenza).

 

Abbiamo quindi deciso di istituire un “Fondo per il mutualismo” a cui saranno destinate almeno il 50% delle risorse recuperate dal tesseramento.

La destinazione annuale di questo fondo sarà stabilita dall’assemblea degli iscritti in sede di discussione del bilancio annuale, sulla base dei progetti presentati dai colleghi (iscritti o meno) messi a votazione palese.

 

Per esempio con una trattenuta di 10€ mensili e 40 iscrittile entrate avrebbero una consistenza di 4800€ di cui almeno 2400€ destinati al Fondo per il mutualismo. Lo stesso bilancio annuale verrà quindi diffuso in forma pubblica in modo da poter verificare tanto le spese correnti dell’associazione, quanto l’effettiva destinazione del “Fondo per il mutualismo” al progetto o ai progetti votati.

 

Da decenni assistiamo alla progressiva erosione dei salari e dei diritti e ad un arretramento spaventoso delle condizioni di lavoro in vasti settori del privato ma anche della Pubblica Amministrazione, seppur in misura minore.

 

Di fronte a questo riteniamo di non poter rimanere impassibili: diventa imprescindibile provare ad intrecciare i nostri fili con quelli dei lavoratori e lavoratrici di tutti i settori sotto attacco, da quelli a noi più vicini a quelli più lontani.

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